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Il parroco

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Forte di una certezza non dipendente dalla mutevolezza delle cose terrene, il Parroco rappresenta, più di ogni altra autorità, la continuità di una gente vissuta per secoli all'ombra del campanile di una chiesa.

Anche oggi, quando il vento capriccioso di un progresso che già mostra rughe preoccupanti raggiunge le più lontane borgate, il Parroco resiste, difende la posizione affidatagli, attraverso il suo Vescovo, dalla Provvidenza. E aspetta, paziente, il ritorno di quanti hanno voluto, o dovuto, abbandonarsi al canto delle moderne sirene, di quanti hanno barattato la serenità di una fede collaudata, anche se troppo piacevolmente abitudinaria, con l'angoscia di un vivere convulso e totalmente occupata da realtà esterne alla coscienza.

Lui, senza apparenti turbamenti, prega, lavora, ascolta.

Pure, nel segreto delle solitarie sere di meditazione, mettendo giù il bollettino parrocchiale, meditando la predica domenicale, riascoltando in cuore l'ultima confessione di un uomo difficile, le ombre silenziose della sacrestia, o dello studio affollato di carte, lo mettono, ancora una volta, di fronte al mistero della vocazione, alla faticosa chiamata di Cristo per mandarlo nel mondo a cercare le troppe pecorelle disposte a smarrirsi; della cui salvezza collettiva propria lui, il Parroco, dovrà infine rendere conto.

Perché, nonostante la nauseante cartina che la televisione ha alzato tra gli uomini e la vita, esistono tuttora gli uomini difficili, le vedove in difficoltà, i bambini maltrattati, i giovani che cercano negli eccessi il coraggio per affrontare la maturità: la cronaca li offre in pasto a un pubblico sollecitato soltanto da notizie orripilanti, per abbandonarli poi alla loro disperazione.

Il Parroco li conosce a uno a uno, e li adotta per sempre, fino a ricuperarli alla gioia di vivere, o ad accompagnarli, dolente, incontro alla Pietà di Dio.

E se un pubblico amministratore può sperare di farla franca nei confronti della giustizia terrena, lui non può contare che sulla onnisciente Misericordia Divina.

I tempi inoltre sono tali da non concedergli il distacco che vorrebbe dalle questioni contingenti: il laicizzarsi della Stato gli ha caricato in spalla anche la Chiesa di mattoni, spesso tanto bella da chiedersi come possa la gente preferire, per ritrovare sé stessa, la studio di uno psicologo. E scartoffie, montagne di scartoffie, il cui unico scopo sembra quello di mascherare il vuoto.

Qualche volontario si impegna nell'aiutarlo, ma la fretta e la burocrazia assillano tutti, anche coloro che si fanno carico delle carenze altrui.

E ci sono l'oratorio, a catechesi, i funerali, i battesimi, i matrimoni. E quelle buone tradizioni che, a buttarle via, ci si sente immediatamente più poveri e più tristi: la benedizione delle case, degli attrezzi da lavoro, e le novene, le processioni...

Lui, il Parroco, comunque è presente: stanca, a volte; dubbioso, persino, della bontà di qualche decisione dei superiori che sembrano abitare tanto lontano dalla terra, dai paesi, dai quartieri inabitabili delle periferie urbane; ma presente.

Perché negli occhi di ogni persona che lo cerca, nel momento della disperazione, lui legge ogni volta la sentenza inappellabile di Cristo:
Tu sarai sacerdote in eterno.

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